Daniel Albizzati, Fazi, 2022
Il naufragio
17.00
In mezzo all’oceano Atlantico c’è una piccola isola dove confluiscono tutte le correnti trasportando i rifiuti e la plastica che galleggiano sull’acqua. In questo luogo fuori dalle mappe è naufragato Vadim, un ragazzo della periferia romana in fuga dai propri guai, che è sopravvissuto a una pericolosa tempesta aggrappandosi a un container caduto dalla nave su cui viaggiava. Sempre con la speranza di avvistare i soccorsi all’orizzonte, Vadim riempie il suo tempo, tolto quello legato ai problemi di mera sopravvivenza, scrivendo un diario delle sue giornate e riordinando la spazzatura che sommerge l’isola. Purtroppo, nel container approdato insieme a lui di utile non c’è nulla: è pieno di libri e basta. La solitudine si protrae per giorni, settimane, e i rimorsi e i sensi di colpa del passato tormentano Vadim in maniera insopportabile. Ormai la lotta più dura non è quella per restare in vita, ma quella per continuare a esistere con i rimproveri di una coscienza sempre più invadente e l’affievolirsi della speranza di essere tratto in salvo. A Vadim non resta che fuggire con la mente nei romanzi che pesca dal container, dove troverà con grande sorpresa personaggi che hanno molto in comune con lui e anche molto da insegnargli. Dalla periferia romana a un’isola di rifiuti, l’ingenuo e scapestrato Vadim riuscirà a fare pace con se stesso in un viaggio interiore che lo trasformerà per sempre e che rappresenta una riflessione profonda sulle sfide più urgenti della nostra società, dal problema dell’inquinamento alla disillusione delle generazioni più giovani. Una prova narrativa originale che dimostra la volontà dell’autore di confrontarsi con i temi di questo tempo sperimentando attraverso la scrittura una soluzione, almeno filosofica, a una deriva di proporzioni globali. «I libri popolano la spiaggia, riempiono questo deserto di spazzatura con fantasmi gentili che mi abbracciano da dentro, e non mi fanno più sentire così solo».