Ercole Camurani, Mattioli 1885, 2017

La Guerra del sale

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L'impoverimento progressivo delle acque, in quantità e grado di salinità, l'aumento della domanda estesa ai tre Ducati - Parma, Piacenza e Guastalla - per l'aumento della popolazione e dei consumi interni, la volontà Ducale di provvedervi in monopolio con la propria Regìa del sale avente perno sulle Fabbriche Salsesi: a metà settecento - Finanza Ducale ed Amministratori delle saline - trovano la soluzione importando dalle Saline dell'Adriatico, Cervia e Comacchio, i quantitativi di sale mancanti, che trasportati a Salso, via acqua sul Po ad Ongina e quindi con cariaggi sino a Salso, vengono fusi col sale naturale, estratto dalle acque salse da secoli, certo dall'877, come è documentato. L'eccezionale sale di Salso è esitato a 15 £ al "peso", quello importato dal Mare a £ 2,50, e rivenduto alla pari del "puro", con un profitto delle finanze ducali che vedono questa voce la più importante nel Bilancio Ducale. Occorre però evaporare l'acqua con la mischia dei due Sali, occorre quindi un esorbitante consumo di legname, fascine e tagli grossi, che provengono dai boschi attorno a Salso per 8 miglia riservati alle saline; occorre poi tagliare, trasportare la legna, che si aggiunge al trasporto del sale marino dall'Ongina ed al riparto tra i depositi dei Ducati - Parma, Piacenza, Borgo Taro, San Donnino, ed altri 200 depositi minori, compresi tutti i Borghi e Comuni - del sale lavorato in quattro qualità, per distinguerli con la loro colorazione: Rossetto, Bianco, Berrettino, Comune da quelli di contrabbando importati illegalmente, soprattutto dal genovesato.

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