Filippo Tuena, Il Saggiatore, 2020

Ultimo parallelo

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Antartide, 1912. Il capitano Scott e i suoi compagni si spingono no al polo sud, determinati a essere i primi uomini a raggiungerlo. Ma il 17 gennaio la Union Jack non è destinata a sventolare: una bandiera nera si fa beffe di lei; i norvegesi guidati da Amundsen sono arrivati prima, la spedizione britannica ha fallito. Scott e compagni hanno attraversato una landa desolata, trainando le slitte nel bianco più accecante che esista e sfidando il gelo che sfigurava i loro volti e le tormente che deformavano i loro pensieri. Hanno affondato le gambe nella neve fresca, sacrificato le dita di mani e piedi, mangiato i propri pony, tutto pur di raggiungere il limite estremo del mondo. Ora, custoditi dal ghiaccio, non torneranno mai più a casa. A raccogliere la loro storia sarà un narratore spettrale e innominato, dallo sguardo attento e pietoso.
Ultimo parallelo racconta la sorte universale dei soccombenti, di chi si è confrontato con i propri limiti e ne è uscito sconfitto. La sorte di chi, come lo scrittore, «va a tentoni con l’incertezza simile a quella di chi procede nella nebbia o nella tempesta, su un paio di sci di rovere, protetto da un passamontagna di lana imbiancato dalla neve e dal ghiaccio».
«Leggete questo romanzo perché è un capolavoro.» Gian Paolo Serino
«A Tuena non interessa tanto mostrare l’esito della ricerca, quanto ricostruire il processo attraverso il quale il ricordo si annuncia e si consolida, in un andirivieni istintivo di tentativi, scoperte ed errori.» Alessandro Zaccuri

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