Alain Gerbault, Mare Verticale, 2014

Polinesia, un paradiso che muore

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Polinesia, un paradiso che muore, che si situa esattamente dopo Isole di bellezza, è il testamento di Alain Gerbault. È il suo canto di amore alla Polinesia e la più terribile delle requisitorie. Infatti, l’autore voleva dare al suo libro il sottotitolo: «sotto la crudele civiltà bianca». Vi dedicò i suoi ultimi anni di vita e le sue ultime forze: innalzare una stele, un monumento alla cultura polinesiana che moriva sotto i suoi occhi, salvare a tutti i costi la memoria di quel paradiso assassinato. Di questo testo aspro, sconvolgente, teso, attraversato da lampi di meraviglia, ci si chiede come sia potuto rimanere così a lungo dimenticato. La sua attraversata dell’Atlantico in solitario nel 1923, a bordo di Firecrest, l’aveva reso immensamente famoso, ma qui diventa il difensore della cultura polinesiana, l’uomo che ci commuove per il destino tragico di quel Paradiso. C’è un altro Gerbault da scoprire, quello che sulle isole chiamavano Il selvaggio bianco.

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