Lidia Fersuoch, Istituto Veneto Di Scienze Lettere Ed Arti, 2017

Codex publicorum Atlante

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Parafrasando quel che scrive Temanza circa la pianta di Paolino da Venezia, si può dire che per i nostri contemporanei il Codex «da per sé, non è che un corpo senza spirito, ed una cisterna senz’acqua». L’ambiente lagunare che i giudici del piovego percorsero e descrissero con precise misurazioni è animato da vivide presenze, storie, controversie e rivalità destinate a essere colte solo parzialmente senza la griglia idrotoponomastica che qui si offre. La restituzione dei territori oggetto delle dispute tra gli avogadori, i giudici del piovego, privati cittadini e monasteri veneziani consente di sostenere che tali sentenze non sarebbero esistite senza il Brenta. Per questo, nel presente studio, tanto spazio ha il Fiume, quasi un vero protagonista, che giganteggia, decidendo le sorti di terre e acque nel margine di Laguna ove di volta in volta è condotto a sfociare. E con questo fiume, la «mala visina», l’«inimico che immediate va al cuor», i veneziani dovettero fare i conti per molti secoli. Ricostruirne la storia è anche un omaggio ai veneziani di un tempo, che tanto penarono per salvare la Laguna.

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