Bevilacqua Piero, Donzelli

Venezia e le acque

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Nato come un piccolo libro, questo volume è poi cresciuto progressivamente, tra le aggiunte per le varie edizioni straniere e una corposa integrazione inedita relativa agli ultimi due secoli, fino a rappresentare un testo in larga parte nuovo. Vi si racconta una storia che si può davvero definire straordinaria. La storia di una sfida, di un equilibrio tra natura e uomini da sottrarre volta a volta alla precarietà, continuamente da riconquistare. Almeno a partire dall'anno Mille, Venezia ha dovuto sostenere una lotta quotidiana e di lunga lena contro l'insabbiamento della laguna. Gli innumerevoli fiumi che sboccavano in quel golfo dell'Adriatico, con il loro trasporto di sabbia e fango alimentavano la formazione delle paludi, alterando la salubrità dell'aria e minacciando, con la diffusione delle febbri malariche, la vita della città. Ma lo stesso processo di interramento delle acque interne costituiva una insidia mortale per l'avvenire di Venezia, perché portava alla distruzione dei suoi porti e al fatale declino delle sue economie marittime. La lotta è continuata anche negli ultimi due secoli e richiede tuttora una fortissima concentrazione di intelligenze, tecnologie e risorse. Al di sotto della parabola spettacolare con cui Venezia si è affermata quale centro di prima grandezza nei traffici internazionali, Stato regionale fra i più potenti del mondo, patria delle arti e crocevia di culture, e da ultimo come città simbolo di una intera civiltà, scorre dunque una storia oscura e drammatica, che vede protagonisti pescatori, tecnici, periti idraulici, ingegneri alle prese con un habitat fragile e delicato. Non diversamente dagli abitanti attuali del pianeta, i cittadini di Venezia hanno dovuto fronteggiare i problemi di un microcosmo minacciato. Com'è stato possibile un tale successo? Dietro la riuscita del progetto tecnico si nasconde una più segreta e importante chiave per spiegare la vittoria della città. Una politica severa e lungimirante di conservazione degli equilibri naturali, il governo delle risorse e dei beni sotto il segno di una precoce e sorprendente «economia della riproducibilità», fanno dell'azione statale delle classi dirigenti veneziane un modello di condotta universale che ha pochi termini di paragone nella storia dell'Occidente.

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