La calamità delle calamità. Così fu soprannominata l’epidemia di peste che colpì l’Europa e le più grandi città italiane nel 1630. E che, nel Nord Italia, fu talmente grave da guadagnarsi un posto nella Milano de I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Ma la peste del 1630 non risparmiò nemmeno Venezia, tanto da costringere il patriarca, Giovanni Tiepolo, a fare voto alla Madonna di erigere una chiesa e celebrare ogni anno la fine della pestilenza. A testimoniarlo è rimasta la Basilica di Santa Maria della Salute.
La storia della Basilica della Salute
Si dice che, a Venezia, la peste l’abbia portata un ambasciatore del Duca di Mantova. I Veneziani, però, conoscevano bene i sintomi della malattia, e così isolarono subito l’ambasciatore sull’isola del Lazzaretto Vecchio. Ma il contagio, ormai, era già partito.
Nel 1631, quando la peste finì, il bilancio era spaventoso: nella sola città di Venezia la peste aveva mietuto 47.000 vittime. Tra le quali il Doge, Nicolò Contarini, e lo stesso Giovanni Tiepolo. Che non vide, quindi, il suo voto compiersi. Ma lo videro i Veneziani, che iniziarono a festeggiare la fine della peste già il 21 Novembre 1681, quindi 6 anni prima che la basilica fosse finita. Questa fu commissionata a Baldassare Longhena nel 1631, che la costruì alla fine del Canal Grande, subito prima di Punta della Dogana. Dove oggi si può ammirare questo bianchissimo spettacolo di barocco veneziano.
I simboli di Santa Maria della Salute
Secondo il progetto di Longhena – scelto tra altri 11 – la basilica doveva essere “una rotonda macchina che mai s’è
veduta”. E Santa Maria della Salute è davvero rotonda, grazie alla sua pianta ottagonale. Che già nasconde un valore simbolico: sono i battisteri, infatti, ad avere una pianta con 8 lati, e dunque la basilica rappresenta la fede che ha salvato Venezia.
Ma questa chiesa nasconde anche altri simboli:
- sulla cima dell’edificio, la statua di Maria Immacolata è circondata da 8 obelischi che, grazie alla pianta rotonda, trasformano la basilica in una corona, a rappresentare il trionfo di Maria;
- la statua dell’Immacolata ha in mano il bastone di comando della flotta ed indossa gli abiti di una “capitana da mar”: assieme alle volute, che rappresentano le onde, la statua simboleggia anche Venezia, signora dei mari;
- le statue sui timpani e sulle volute raffigurano le virtù di Maria;
- all’ingresso si giunge dopo 15 scalini, gli stessi del tempio di Salomone;
- all’interno, Giusto Le Court ha scolpito la Peste come una vecchia senza denti: da qui nasce il detto veneziano Ti xè bruta come ea peste!, “Sei brutta come la peste”.
Se volete scoprirne di più sulla peste a Venezia, il nostro percorso “L’anima e la peste” è quello che state cercando.