Ci avete mai riflettuto quanti campanili e quante chiese ha Venezia? Osservate le architetture e il tessuto urbano, i veneziani sono e sono stati un popolo fortemente religioso.
Ecco che la festa del Redentore, la cui chiesa ad opera di Andrea Palladio sorge alla Giudecca rappresenta forse la più grande testimonianza di come un voto religioso in cambio della grazia dalla peste del 1575 si sia prepetrato con immutato coinvolgimento fino ai giorni nostri. Forse gli spiriti religiosi si saranno assopiti ma oggi come allora il popolo, le famiglie, gli amici e senz’altro i turisti e i forseti la notte del terzo sabato di luglio affollano festosi il Bacino di San Marco in barca e in riva alle fondamente della Giudecca, delle Zattere, di Riva degli Schiavoni. Ora come allora in un clima festoso si beve e si mangia in attesa dello spettacolo pirotecnico che si staglia dietro le guglie, le cupole e i campanili rendendo per una notte Venezia un teatro di colori unico.
Il nostro consiglio è di festeggiare almeno una volta nella vita la festa del Redentor!
L’antica cartografia oltre che orientare aveva anche la peculiarità di raccontare e con questo spirito abbiamo pensato alla collana Geografismi.
La carta del Redentor racconta la festa più amata dai Veneziani e lo fa cercando di catturare l’atmosfera oltre che la geografia della festa.
Ecco perchè più che scrutata in cerca di campi e calli va aperta e spiegata, raccontata, attraverso le immagini evocative a cura di Guido Fuga e Lele Vianello.
Ci sono tanti modi per portarsi a casa e serbare nel cuore qualcosa di Venezia. La carta del Redentor è sicuramente una soluzione!