Long John Silver, il temibile pirata con una gamba sola dell’Isola del Tesoro ci racconta in prima persona, vivo, vegeto e ricco in Madagascar le sue memorie.
Se c’è qualcosa che dà un senso alla vita, è senz’altro il fatto di non essere soggetto ad alcuna legge, di non avere mani e piedi legati. E non importa il tipo di fune o chi ha stretto il nodo. È la corda stessa il male. È con quella che prima o poi si finisce per legarsi da soli o per essere appesi a una forca. Questa è stata la mia filosofia, e giustamente sono ancora vivo.
Siamo nel 1742 e grazie alla maestria di Larsson ci ritroviamo a scoprire senza riuscire a staccare lo sguardo dalla lettura com’era il mondo all’epoca della pirateria, i legami con il commercio ufficiale, la tratta degli schiavi, il contrabbando, le atroci condizioni dei marinai, i soprusi dei capitani, il codice egualitario dei pirati, le loro efferatezze e quelle contro cui si ribellavano, le motivazioni e le ingenuità dei grandi “gentiluomini di ventura”.
Tra realtà e invenzione, sete di vivere e bisogno di immortalità, solitudine e libertà con la consapevolezza che non esiste altra vera vita di quella che raccontiamo a noi stessi questo libro non vuole essere solamente l’immaginaria storia di un particolare pirata.
Una riflessione sulla pirateria, sulla vita, sulla morte e sulla libertà.
Su una nave non ci sono cose giuste o sbagliate, come si dice esistano a terra. Su una nave ci sono solo due cose: il dovere e l’ammutinamento. Tutto quello che vi viene ordinato di fare è dovere. Tutto quello che rifiutate o trascurate di fare è ammutinamento. E l’ammutinamento è punito con la morte. Vi consiglio di non dimenticarlo.