Aa.vv., Affinità Elettive, 2000

Pantelleria

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Pantelleria è talmente straordinaria da risultare quasi indescrivibile. È… grandiosa. Anche nelle dimensioni: è la terza tra le isole minori italiane dopo l’Elba e Sant’Antioco. Sia chiaro che è impensabile visitarla senza un mezzo di locomozione. Poco distante dalla Tunisia, Pantelleria gode di un clima tipicamente mediterraneo con estati calde, inverni miti, piogge scarse e vento quasi costante. Curiosamente i panteschi sono poco dediti alla pesca, nonostante abbiano a disposizione uno dei mari più belli del Mediterraneo, e hanno sempre preferito l’agricoltura.
Le coltivazioni della pregiata uva zibibbo e del cappero, prodotto in migliaia di quintali, sono favorite dalla fertilità del terreno d’origine vulcanica e protette dal vento con recinzioni di muretti a secco. Da sempre i panteschi hanno dovuto sudare sette camicie per ridurre all’obbedienza una terra che non si prestava ad essere coltivata, con costante ed alacre lavoro hanno ridotto in terrazze pianeggianti le pietrose colline. Non potendo sottomettere anche i venti hanno escogitato mille modi per attenuarne gli effetti; hanno persino trasformato l’aspetto delle piante: viti e ulivi vengono tenuti bassi e fatti crescere, per così dire, in orizzontale.
Ma il risultato più originale dell’amorevole cura degli isolani verso le proprie piante è il “giardino arabo o pantesco”.

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