Roberto Calasso, Adelphi

Il Rosa tiepolo

18.00
Tiepolo passò la vita a eseguire opere su commissione in chiese, palazzi, ville. Talvolta affrescando vasti soffitti, come per la Residenz di Würzburg o per il Palazzo Reale di Madrid. Intorno scorreva la vita di un’epoca – il Settecento – che lo apprezzò e ammirò, ma senza troppo preoccuparsi di capirlo. Così fu più facile per Tiepolo sfuggirgli, quando volle dedicarsi a effigiare il suo segreto, che tale è rimasto, in una sequenza di trentatré incisioni: i Capricci e gli Scherzi. Ciascuno di quei fogli è il capitolo di un romanzo nero, abbagliante e muto, popolato da personaggi disparati e sconcertanti: efebi fiorenti, Satiresse, Orientali esoterici, gufi, serpenti – e anche Pulcinella e Morte. Li ritroveremo tutti nelle pagine di questo libro, insieme a Venere, Tempo, Mosè, numerosi angeli, Armida, Cleopatra e Beatrice di Burgundia: una variegata, zingaresca compagnia sempre in cammino, «tribù profetica dalle pupille ardenti», come suona un verso di Baudelaire. Oltre che un intermezzo smagliante nella storia della pittura, Tiepolo fu un modo di manifestarsi delle forme, un certo stile nell’ostentarsi della loro sfida. Le sue figure rivelavano una fluidità senza ostacoli e senza sforzi. Accedevano a tutti i cieli, senza dimenticare la terra, incarnando per un’ultima volta quella virtù suprema della civiltà italiana che è stata la sprezzatura. Non c’è artista più adatto a mostrare ciò che Nietzsche chiamava «l’Olimpo dell’apparenza». Dopo La rovina di Kasch, Le nozze di Cadmo e Armonia, Ka e K., Il rosa Tiepolo si presenta come quinto pannello di un’opera in corso dove tutte le parti elaborano materie molto diverse e tutte sono strettamente connesse fra loro, mentre nessuna è assegnabile a un genere canonico. Qui, fra l’altro, più di ottanta immagini fanno da contrappunto al testo, in una sorta di osmosi fra parola e figure.

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