Sandra Stocchetto, Ytali, 2022

Negozio del caffè nella serenissima

24.00
1674: la Serenissima intuisce le potenzialità di una merce esotica che a nulla serve, che al lusso e al trattenimento delle conversazioni. È il primo passo verso gli immensi tesori procurati dal caffè d’Alessandria, prodotto di punta del commercio del Levante e chiave di volta del sistema economico veneziano.
28 milioni di cicare l’anno consumate a Venezia e Stato ben rappresentano l’apice della civiltà del caffè. Il numero esorbitante delle botteghe da caffè della città e di quelle dei territori sudditi conferma la definizione di Venezia come capitale del caffè.
L’oculata gestione del negozio del caffè è al centro di un inedito affresco in cui flash di microstoria, episodi di vita quotidiana e dettagli di costume trovano significativa evidenza sullo sfondo di aspetti macroeconomici. La “guerra del caffè” con la Francia, i rapporti con l’impero ottomano, l’irruzione del caffè coloniale nel mercato mondiale si intrecciano con la competizione per l’appalto del caffè, l’apporto dei mercanti ebrei del Ghetto, le vicende dei negozianti veneziani del Cairo e di Alessandria.
Le botteghe da caffè assumono “il ruolo di un mezzo in grado di provocare cambiamenti sociali”. “Venezia è luogo di primati sia riguardo ai caffè, sia riguardo ai giornali”. L’alta densità di entrambi e la loro simbiosi mostrano una volontà di apertura e di rinnovamento, contro cui a poco valsero la censura e i divieti contro la pubblica presenza delle donne e le inedite aggregazioni sociali.

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