ELLA MAILLART, Edt, 2024

Oasi proibite

15.00
Pechino, 1935. Ella Maillart e il giornalista del “Times” (e spia inglese) Peter Fleming – l’uomo che ispirerà al fratello Ian il personaggio di James Bond – lasciano la città imperiale. Il loro obiettivo è di attraversare la Cina, allora occupata dai giapponesi, da Est a Ovest, visitare le oasi “proibite” dello Xinjiang, da mille anni culla di un’antica cultura di origine iranica, e raggiungere quindi il Kashmir, dall’altra parte del mondo, attraverso le mulattiere del Pamir e del Karakoram. Di nascosto, perché il Turkestan cinese, la cui popolazione è in maggioranza musulmana, è in piena rivolta. Il percorso, scelto per sottrarsi ai controlli militari e all’autorità dei grandi governatori, passa attraverso le diramazioni nord e sud dell’antica Via della seta, alla quale si congiunge ai piedi del Pamir. L’estrema povertà di quelle regioni, la rigidezza del clima, la difficoltà di trovare cammelli e le bande di razziatori tanguti che lì si nascondono rendono l’itinerario così pericoloso e faticoso che il governo non ha pensato di chiuderlo e per decenni nessun occidentale lo ha più ripercorso. Un viaggio considerato allora impossibile per chiunque, ma doppiamente impossibile per una donna. Ma, al tempo stesso, come scrive Nicolas Bouvier nella sua introduzione, “senza dubbio il più bel percorso di terra che si possa fare sul nostro pianeta”. Otto mesi dopo aver lasciato Pechino, Maillart e Fleming raggiungeranno effettivamente l’India (ancora britannica), ritroveranno le cime dell’Himalaya viste in precedenza dal basso, berranno nei bicchieri e avranno una stanza da bagno, ma vivranno intensamente il rimpianto di avere “voltato le spalle all’ignoto smisurato”, nel quale avevano vissuto così a lungo e così intensamente.

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