Aa.vv., Iperborea, 2019

Portogallo The passenger

19.50
«Qui un tempo era tutto impero.» Per decenni il Portogallo è rimasto prigioniero di una visione di sé senza riscontro nella realtà. Il grande impero, il decimo nella storia per estensione, non ha lasciato che ferite aperte e retornados incattiviti ed emarginati. L’avamposto sull’Atlantico, con i suoi magnifici e malinconici tramonti, non era più la speranza di grandi scoperte ma la condanna alla saudade, la certezza di una vita alla periferia del mondo. Il salazarismo, una dittatura chiusa, ottusa e bigotta prima ancora che violenta, aveva lasciato un popolo a digiuno non tanto di cibo, ma di tutto il resto: società civile, rivoluzione sessuale e dei costumi, cultura, modernità, economia dei​ ​servizi e apertura alla globalizzazione. Sarà per questo che​ ​oggi l’espressione «miracolo​ ​portoghese» non suona come una forzatura. Da qualche anno il paese ha spiccato il volo:​ ​la crisi finanziaria del 2008 è ormai un ricordo, l’economia si diversifica, il turismo esplode,​ ​il mercato immobiliare prospera e risplende anche la cultura, con un’elettricità che pervade​ ​le arti, come le lettere e la musica. Un popolo che sta finalmente rielaborando​ ​i traumi di​ ​una guerra coloniale ignobile e trascinata troppo​ ​in là, e che oggi è più orgoglioso della sua​ ​lingua che dei suoi confini. Che nella contaminazione fra tradizione e immigrazione e nel​ ​triangolo Europa, Africa e Sud America ha trovato una​ ​voce nuova, unica. Certo, gli​ ​equilibri politico-economici sono delicati e non tutto luccica come le acque del Tago viste​ ​dalla​ ​swinging Lisbona. È tutt’altro che colmata la distanza dalle strade deserte dell’interno,​ ​con i boschi che le costeggiano decimati dagli incendi, e dai villaggi svuotati da flussi​ ​migratori mai interrotti, mentre nella società resistono sacche di razzismo e discriminazione. Ma se oggi le caravelle dovessero salpare, le armi a bordo non sarebbero​ ​i cannoni dell’uomo bianco, ma i potenti sound system di una gioventù meticcia che balla​ ​tutta la notte con la consapevolezza di voler essere qui, ora.

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